12 Novembre 2016 - Febbraio 2017
New Paintings – Association, Proximities, Conversions, Grids - Peter Halley
Galleria Mazzoli // Via Nazario Sauro n.62, Modena
Peter Halley (New York, 1953) si è laureato presso la Yale University, ha condotto
il suo dottorato presso l’Università di New Orleans nel 1978,
rimanendo in città fino al 1980, per poi tornare a New York, dove ancora risiede e lavora.
La ricerca artistica di Peter Halley muove nell'ambito dell'astrazione geometrica e nei suoi dipinti forme quadrate e
rettangolari, definite dall'artista 'celle' o 'prigioni', si relazionano tra di loro mediante condotti a sezione quadrata,
rappresentando la crescente geometrizzazione dello spazio
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COMUNICATO STAMPA
Galleria Mazzoli presenta per la prima volta una personale di Peter Halley dal titolo 'New Paintings – Association, Proximities, Conversions, Grids', con opere realizzate dall'artista nel periodo 2013-2016.
La ricerca artistica di Peter Halley muove nell'ambito dell'astrazione geometrica e come lui stesso ci spiega “...questi sono quadri di prigioni, celle e muri… Qui, il quadrato idealista diventa la prigione. La geometria si rivela essere reclusione… La cella è il residuo della casa, del letto d'ospedale, del banco di scuola – gli isolati punti finali della struttura industriale... I quadri sono una critica alla modernità idealista. Nel ‘campo di colore’ c’è una prigione… I condotti connettono le unità sotterranee. 'Fluidi vitali’ vi scorrono dentro e fuori”.
Forme quadrate e rettangolari, definite dall'artista 'celle' o 'prigioni' si relazionano tra di loro mediante condotti a sezione quadrata, rappresentando la crescente geometrizzazione dello spazio sociale della società tecnologica elettronica contemporanea e invitandoci ad una riflessione sugli effetti della pressione psicologica prodotti sulla vita dell'uomo. La geometria minimalista richiama le schede dei circuiti elettronici e i colori utilizzati, intensi e brillanti — ottenuti grazie all'uso dei colori Day-Glo — rimandano alle ondate di flussi luminosi prodotti dalla società tecnologica.
Come scrive Richard Milazzo: “Pensiamo alla scabra e arida maniera dei dipinti di Halley negli anni, quasi wittgensteiniani nella loro purezza e severità, anche quando i colori, i condotti e le celle, sembrano muoversi in una moltitudine di dimensioni, saltando assurdamente attraverso cerchi 'quadrati', diventando, per quanto rettilinei, contorti in una danza dionisiaca, un parossismo metafisico, perdendo ogni controllo apollineo….”
I fluidi vitali che circolano nei condotti e che sfociano nelle celle, sono le vite degli individui che circolano nel sistema tecnologico-sociale, dove le azioni sono chiuse entro certi limiti, già precostituiti dal sistema, dove la libertà apparente è garantita, ma entro certi confini. Analogamente sono i fluidi dei sistemi idraulici che circolando nei condotti dai percorsi predeterminati, chiusi dalle loro superfici, creano una pressione di tipo fisico, equivalente alla pressione psicologica subita dagli individui, costretti nel sistema tecnologico che governa e controlla le azioni degli esseri umani compiute all'interno del sistema. I circuiti di Halley sembrano non lasciare spazio a percorsi alternativi; i condotti che confluiscono nelle celle, formando un circuito chiuso, ci indicano forse che non esiste via di uscita da una costante crescita tecnologica. O forse questa manifestazione ossessiva di astrazioni geometriche, dove è preclusa la forma del cerchio – simbolo di vita ed energia vitale – ci invita a riflettere sulla necessità di un ritorno all'equilibrio simbiotico natura-uomo.
Halley si inserisce culturalmente nel processo di evoluzione del linguaggio astratto partito da Cézanne,
passando per Malevich, Mondrian, Albers e il minimalismo statunitense — tra i quali, primo fra tutti, Stella — dialogando anche con linguaggi differenti, come l'espressionismo astratto.
La geometrizzazione della figura operata da Cézanne si evolverà nella scomposizione della realtà in piani
sovrapposti e intersecati dei cubisti, che ci inviteranno a riflettere sulla complessità del sistema moderno
attraverso la visione di molteplici punti di vista. Mondrian elaborerà una progressiva astrazione geometrica
della realtà fino a renderla irriconoscibile, riducendola a composizioni geometriche dominate da quadrati e rettangoli, evitando quasi totalmente l'uso del cerchio. Se Mondrian evidenzia ossessivamente tale
manifestazione sistematica della realtà convertita in griglie, gli espressionisti astratti indagheranno gli
effetti psicologici di alienazione che essa produce, in cui lo spazio si rivelerà come svuotato di significato, e che Rothko riempirà con i suoi vuoti esistenziali di macchie di colore. Come sostiene Halley pertanto:
“… la storia dell’arte astratta è la storia di una vera progressione nel sociale. È la storia dell’organizzazione degli spazi compartimentali e dei sistemi formali che fanno il mondo astratto”.
Peter Halley ha esposto nelle più’ importanti gallerie e istituzioni museali internazionali tra cui il Museum of Modern Art, New York; ha scritto e pubblicato testi su arte e cultura, affrontando i temi dello strutturalismo, il post-modernismo, la rivoluzione digitale degli anni 1980. Nel 2001, ha ricevuto il Frank Jewett Mather Award dal College Art Association negli Stati Uniti per la sua scrittura critica. Ha insegnato alla Columbia University, alla University of California di Los Angeles e alla School of Visual Arts. E' stato direttore del Graduate Studies in pittura e incisione presso la Yale University School of Art (2002-2011).
catalogo mostra
Peter Halley
Skewed: Ruminations on the Writings and Works of Peter Halley
Testo di Richard Milazzo
224 pagine, immagini a colori
500 copie numerate
Pubblicato da Galleria Mazzoli. Modena, 2016.