7 marzo - 30 aprile, 2025
Robert Bittenbender, Valerie Keane, Ben Schumacher
Galerie Mazzoli // Eberswalder Str. 30, Berlino
Robert Bittenbender was born in Bethesda, Maryland, USA in 1987, lives and works in New York.
Recent solo exhibitions include Gaylord Fine Arts, Los Angeles. Selected group exhibitions include The Drawing Center, New York;
Whitney Biennial, New York; Pace Gallery, New York; Emily Harvey Foundation, New York; Bed-Stuy Love Affair, New York; Galleria Mazzoli, Modena; Drill Hall Gallery, Canberra; Asbestos, Melbourne.
Valerie Keane was born in Passaic, USA in 1989, lives and works in New York.
Recent solo exhibitions include: Gaylord Fine Arts, Los Angeles; Lomex, New York; High Art, Paris; Dallas Contemporary, Dallas; What Pipeline, Detroit; and Bed-Stuy Love Affair, New York.
Group exhibitions include: The Emily Harvey Foundation, New York; Basement Roma, Rome; Galerie Yeche Lange, New York; Clearing, New York; Loong Mah, New York; Clearing, Brussels;
Galleria Mazzoli, Modena; Galerie Maria Bernheim, Zurich and The Whitney Museum, New York.
Ben Schumacher was born in Kitchener, Canada, in 1985.
Works in painting, sculpture, installation and video. He lives and works in Berlin, where he runs Benny Boys Fuck Palace with Aidan Pontarini.
He is been exhibited in Graham Vunderink, Pittsfield; Apt. 13 Providence, Rd; Grolmanstrasse 29,Berlin; Grolmanstrasse 29, Berlin; Bortolami, New York; Galleria Mazzoli, Modena; Croy Nielsen, Vienna; Hannah Hoffman Gallery, Los Angeles; J
ohan Berggren, Malmö ; Bortolami, New York; Musé e d'art contemporain de Lyon, Lyon; Croy Nielsen, Berlin.
COMUNICATO STAMPA
La Galerie Mazzoli è lieta di invitarvi all'inaugurazione della mostra collettiva Robert Bittenbender, Valerie Keane, Ben Schumacher il 7 marzo alle 18.00.
Viviamo in un'epoca di nuova e crescente confusione? In un mondo in cui l'imprevedibilità è la caratteristica principale - dove la politica e i movimenti sociali non sono più prevedibili - questo mondo può manifestarsi in varie dimensioni, apparendo come qualcosa di incomprensibile, caotico o addirittura inimmaginabilmente complesso. Può coinvolgere grandi sistemi che “in qualche modo” funzionano - come il mercato azionario - o ripetuti incontri con fenomeni che l'uomo “controlla” ma non comprende, come l'intelligenza artificiale. Questa continua incertezza può solo aumentare con la crescente complessità del mondo.
La mostra alla Galerie Mazzoli esplora questi temi di eccesso, decodifica e categorizzazione attraverso opere selezionate di Valerie Keane, Robert Bittenbender e Ben Schumacher.
Per iniziare, è utile avere una visione d'insieme: Valerie Keane combina vetro acrilico, pannelli di fibra, acciaio inossidabile e alluminio in modo frammentato per creare sculture sospese nello spazio. Questi oggetti simili a collage dialogano non solo con l'architettura, ma anche con l'ambiente circostante. L'acciaio inossidabile e l'alluminio formano strutture altamente contemporanee che ricordano il minimalismo, mentre i pannelli di fibra intagliati e le forme acriliche ricurve evocano l'organicismo dell'Art Nouveau. La stratificazione dei materiali, tenuti insieme da morsetti e legature, crea corpi che, grazie alla loro qualità tattile e alla loro leggerezza, emanano un senso di sublimità. Queste forme scheletriche sembrano incarnare l'opprimente complessità del mondo, offrendo la possibilità di sorvegliarlo, come un sistema che funziona anche se non si capisce mai completamente come.
Al contrario, il lavoro di Robert Bittenbender prospera nel caos del mondo. I suoi collage radicali emergono sopra, sotto e tra gli strati di pittura a olio applicati alla tela. I suoi pezzi urlano con l'energia straripante e l'esaurimento sparso dell'era postmoderna. Il mondo qui sembra essere già andato in pezzi ed è stato grossolanamente riassemblato come un tentativo di visione d'insieme. È costituito dai resti scartati del tardo capitalismo, che Bittenbender riscopre e ripropone con estrema sobrietà. Questi avanzi fisici diventano i suoi assemblaggi, una marea di materiali che, nella loro tridimensionalità, sembrano trasformarsi in sculture quasi assurde. L'artista manipola i suoi materiali: sparsi sulla superficie dell'opera, non rivelano alcun significato o classificazione chiara.
Anche la pratica di Ben Schumacher porta ordine nel disordine, mettendo contemporaneamente in discussione lo status quo del mondo. I suoi dipinti sembrano concentrarsi sugli spazi intermedi della vita quotidiana. Le sue opere trovano posto su tele, carta e tessuti. Riconosciamo immagini e oggetti, ma che appaiono come insignificanti mucchi di plastica. Le identità sono oscurate dalla vernice rossa: fototessere, francobolli, cartoline e carte da gioco. Insieme ai colori vivaci, diventano un grande caos complessivo che si intreccia inevitabilmente e tragicamente.
Testo di Marlene A. Schenk.