23 novembre - 26 gennaio, 2024
Christian Achenbach | Terra Incognita
Galerie Mazzoli / Eberswalder Str. 30, Berlino
Christian Achenbach è nato a Siegen, in Germania, nel 1978. Ha studiato pittura con Daniel Richter e Anslem Reyle all'Universität der Künste di Berlino. Le sue
opere sono state esposte in innumerevoli mostre personali e collettive in Europa, Asia
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COMUNICATO STAMPA
Il titolo della mostra “Terra Incognita”, mutuato dal latino e tradotto letteralmente come “terra sconosciuta”, si riferisce, nel suo contesto storico a partire dall'inizio del XV secolo, a territori
geografici che al momento della loro denominazione non erano ancora stati oggetto di esplorazioni approfondite o di una precisa documentazione cartografica.
Sebbene la loro denominazione indicasse esplicitamente l'assenza di conoscenze concrete su di essi, si trattava sempre di aree avvolte da narrazioni mitiche e
speculazioni fantastiche, che emergevano come luoghi adatti all'immaginario individuale e collettivo. Queste terrae incognitae funzionavano come luoghi di desiderio.
Nella nuova serie di opere di Christian Achenbach (*1978 a Siegen) emergono simili luoghi di nostalgia. Sono
come promesse di un nuovo mondo: alieno e inesplorato. Mentre le opere precedenti di Achenbach sono caratterizzate da un
un chiaro allontanamento da un motivo centrale, dove forme geometriche e simboli si fondono in composizioni influenzate dal surrealismo e dal cubismo, i suoi paesaggi astratti offrono spazi
di identificazione senza dettare una narrazione immediata. Nonostante i nuovi contenuti, Achenbach rimane fedele al suo linguaggio visivo e al suo vocabolario di design,
sperimentando continuamente con vari movimenti artistici del XX secolo come l'Espressionismo, il Costruttivismo,
Pop Art e Op Art. I paesaggi collinari di Achenbach, con i loro titoli dal suono ultraterreno come Samora, Arenco,
o Arlopaz, fanno riferimento anche alla prima pittura paesaggistica cinese delle dinastie Tang e Song, che intendeva non solo raffigurare la natura esterna ma anche di trasmettere
emozioni e dimensioni spirituali, offrendo agli spettatori uno spazio di riflessione.
I paesaggi collinari frattali di Achenbach si rivelano come mondi risonanti ed extraterrestri in continua formazione, apparentemente in fase di genesi. L'artista crea una forte oscillazione tra spazialità
e piattezza, incarnando la dinamica che caratterizza la sua opera. Inoltre, in “Terra Incognita” si ritrova la qualità uditiva e ritmica che è così intrinseca al suo lavoro. Le colline
torreggianti richiamano frequenze, onde sonore che accentuano il suono caratteristico dell'estetica di Achenbach con la loro estatica tavolozza di colori. Provenendo egli stesso
dalla musica, Achenbach mette in scena la sua pittura come un duetto visivo e acustico che può attrarre lo spettatore a livello multisensoriale. Una simbiosi tra immagine e
suono: “Cerco di far suonare i miei dipinti. È qualcosa di intuitivo. Sento i colori”. - Si ricorda Kandinsky.
L'uso del gesso aiuta Achenbach anche nella genesi delle dinamiche sonore delle sue opere. Le sue forme fluide sono strutturate da disegni fissi in gesso che separano i
singoli piani di colore l'uno dall'altro con precisa chiarezza. È particolarmente notevole che, nonostante la sua permeabilità materiale e la sua intrinseca transitorietà, il gesso
assuma qui una certa funzione limitante, generando una tensione tra l'effimero e il permanente. Il gesso agisce come una membrana semipermeabile che isola i diversi “contenuti cellulari”
dei paesaggi. Nonostante questa separazione, il gesso permette, anche se solo in un contesto immaginario, la possibilità di uno scambio, di un movimento - una coesistenza fluida, che viene
ripetutamente suggerita anche nelle miscele di colori interne ai singoli campi. I paesaggi collinari rivelano così, nella loro configurazione progettuale, una struttura organica fondamentale: si presentano
come un processo metaforico di osmosi. Un'altra indicazione dell'impressionante capacità artistica di Achenbach di infondere un respiro dinamico a strutture apparentemente statiche..
Nella loro semplicità archetipica, i paesaggi di Achenbach trasmettono una qualità quasi biblica, mostrando colline, alberi, acqua, sole, luna e colore come elementi fondamentali. Allo stesso tempo,
la loro originalità intrinseca apre uno sguardo sul futuro, ponendo all'osservatore la questione della loro direzione di sviluppo. Un senso di apertura e un quadro di possibilità che
sembra quasi illimitato, simile a una terra incognita, caratterizzano i paesaggi di Achenbach e riflettono la direzione esplorativa e orientata al futuro del suo lavoro artistico.
I paesaggi di Achenbach vanno oltre la funzione di semplice sfondo. Egli agisce come creatore di mondi, realizzando opere che, attraverso la loro triade (intesa nel senso musicale
di accordo di base di tre note) - la loro qualità principalmente cromatico-statica, uditiva e infine dinamica - possono coinvolgere lo spettatore in modo molto diretto. Infatti, solo nel corpo
dell'osservatore questi mondi sembrano sintetizzarsi nella loro interezza; solo nell'osservatore l'impatto multisensoriale delle utopie pigmento-esplosive di Achenbach ha effetto: le sue opere
producono una vera e propria attivazione degli spettatori. “Terra Incognita” è un invito a un viaggio temporale nell'era delle scoperte, illumina lo spirito intrinseco di avventura e curiosità che ha
guidato gli esploratori delle epoche passate ed evoca ricordi di luoghi enigmatici che un tempo potevano rivendicare il mistero dell'ignoto. Achenbach vi invita a intraprendere un viaggio alla
scoperta di voi stessi nella sua terrae incognitae; a mettere in discussione i vostri desideri, a dare loro uno spazio in cui possano esistere, soffermarsi, e soprattutto a rimanere curiosi.
Christopher Marquez & Christian Achenbach: Terra Incognita (2023)
Una vera e propria “incarnazione” del linguaggio triadico di Achenbach si ha nell'omonima videoinstallazione “Terra ncognita” (2023), frutto della collaborazione tra Christian Achenbach
e il musicista Christopher Marquez della band von Spar. Il processo creativo di Achenbach viene rivisitato quasi cronologicamente: il film inizia con la base acrilica in bianco
e nero delle sue opere, che inizialmente appare priva di vita, simile a una nebulosa in orbita. Tuttavia, si assiste a una graduale evoluzione, in cui lo spazio pittorico di Achenbach
prende vita, producendo gradualmente un mondo animato e sperimentale a colori, ora anche abitato: una popolazione di uomini-uccello desiderosi di danzare permea
infine i suoi paesaggi. L'accompagnamento musicale dei membri della Staatskapelle di Berlino (Unolf Wentig al clarinetto basso e Kaspar Loyal al contrabbasso) aggiunge
un'ulteriore dimensione alla genesi di questa terra incognita, con sequenze tonali criptiche che si muovono tra passaggi calmi e impegnativi. L'estetica specifica della nuova serie di
Achenbach ha ispirato linee melodiche chiare, basate su riferimenti estetici sonori degli anni Settanta, composti da Marquez. L'uso di microfoni originali degli anni Settanta, che
evidenziano la caratteristica granulosità delle colonne sonore, e la registrazione meticolosa nello studio di Christian Achenbach sottolineano l'autenticità uditiva di questo lavoro artistico.
L'applicazione della tecnica stop-motion a taglio rapido, che conferisce al film una qualità quasi analogica, integra anche numerosi riferimenti agli anni Venti, soprattutto in relazione a Oskar Fischinger.
Hannah-Louisa Hochbaum