23 Settembre - 15 Novembre 2017
Jason Matthew Lee
Galleria Mazzoli // Via Nazario Sauro n.62, Modena
Jason Matthew Lee è nato a Chicago (U.S.) nel 1989, vive e lavora a New York.
Formatosi come fotografo ed appassionato di grafica digitale, è diventato noto, giovanissimo, per i suoi telefoni “a gettoni” rielaborati in chiave artistica, che da desueti strumenti di comunicazione, venivano da Lee trasformati in ready made scultorei.
Jason Matthew Lee si è poi dedicato all'oceanico mondo di Internet, lasciandosi ispirare dalle storiche immagini utilizzate per le prime sperimentazioni grafiche al computer (ZERO/Lenna, Marbriers 4, Geneva, 2014), fino alla più moderna figura dell'hacker (Trust (Vita vel regula), Fluxia, Milan, 2014).
La sua formazione fotografica e informatica l'ha in seguito spinto a lavorare sulla stampa a ripetizione, producendo opere ottenute stampando più e più volte sulla stessa tela (come un pittore tradizionale avrebbe fatto con strati e strati di pittura) delle scansioni digitali tratte da fumetti, immagini cartacee e non, pagine di libri di storia dell'arte.
Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo, tra le quali ricordiamo: Tragic Venus, CELESTE-Data Center Marilyn, Champs-sur-Marne, 2017; Bruteforcephreak, Johann Bergrren Gallery, Malmö, 2015; GLOBALHELL, Crèvecoeur, Paris, 2015; Too Many Memories, Bedstuy Love Affair (Brooklyn, 2014).
COMUNICATO STAMPA
Sabato 23 settembre, alle ore 18:30, la Galleria Mazzoli inaugura le mostre di Jonathan Binet (Lione, Francia, 1984) e Jason Matthew Lee (Chicago, Stati Uniti, 1989),
entrambi alla loro prima presentazione personale in Italia.
Le opere di Jason Matthew Lee uniscono la pittura alla computer graphic. Per leggerle attentamente è necessario porre attenzione ai loro numerosi strati. È possibile infatti riconoscere
sempre un livello di fondo che consiste in un segno gestuale, eseguito dall’artista con la pittura a spray. Sull’intervento pittorico è stampata un’immagine costruita digitalmente e che generalmente
fonde due elementi: immagini fotografiche e un layout grafico. Le prime sono “appropriate” da un bacino che spazia dalle suggestioni visive della prima informatica all’immaginario cyberpunk e processate
attraverso software di manipolazione digitale. Il secondo consiste di testi, griglie, filtri, loghi ecc.
Affrontare un’opera di Lee richiede allo spettatore il doppio esercizio di percepire l’immagine sia nella sua unità che nelle sue parti. Ovvero di pensare all’atto del guardare come a un comando
di fusione o di scomposizione dei livelli che la compongono.
Per la sua mostra alla Galleria Mazzoli Lee ha realizzato due gruppi di opere. Le opere di più grande formato rappresentano delle stratificazioni di linee: scarabocchi dipinti a spray, fotografie
di grovigli di cavi elettrici, griglie ortogonali e pattern di circonferenze. La linearità di tutti questi elementi è un’eco dei loro processi realizzativi (la stampa digitale, la computer graphic ecc.). Essi
replicano e incorporano la natura diagrammatica del pensiero informatico, la proprietà per cui il computer incarna tutti i principi del pensiero lineare, come pure ignora qualsiasi comando che non
sia stato formulato secondo le leggi della linearità. Se, tuttavia, si nota che molte di queste linee sono circolari, chiuse o annodate su loro stesse, allora queste opere potrebbero essere interpretate
come suggestioni di comandi riflessivi, codici che scrivono se stessi, macchine intelligenti.
Le opere di più piccolo formato fondono immagini e codici di virus informatici con immagini di virus biologici. Sono opere notturne e spettrali, che evocano l’immanenza della
tecnologia nella civiltà degli uomini.
catalogo mostra
Jason Matthew Lee
Saggio di Michele D'Aurizio
48 pagine, immagini a colori
500 copie numerate
Pubblicato da Galleria Mazzoli. Modena, 2017.